Il cappellino azzurro della Fausta comprato a un euro al mercato. La sciarpa fucsia retinata di bianco della Lenny. La giacca verde di Enrico, con le stelle alpine. I colori risaltano sul candore.
Magazzino di February, 2004
Legend Knights (in inglese) e Lady Blonde saranno in ritardo per fine febbraio/inizio marzo causa esami che mi stanno distruggendo e altri eventi in real life. Per LK fermarsi durante le sessioni è ormai un rito ma per Blonde mi dispiace assai. 
LK in italiano è ormai quasi in pari con la versione inglese, quindi gli aggiornamenti inizieranno a rallentare fino ad arrivare allo stesso ritmo di quello in inglese.
Ultima cosa: Cube Mall non è solo il mio blog ma anche parte di Aurora Project, ossia fa sempre parte della storia. Come questo sia possibile non sarò certo io a dirvelo. ![]()
Tramite inkiostro scopro il mini-mizer versione lego. Siccome non riesco a fare una versione di me decente, vi lascio in compenso una foto di Patrick McGoohan scattata evidentemente durante le riprese per Il Prigioniero:
Il numero sei sulla spiaggia del Villaggio; nella mano destra una pistola, nella sinistra una tazza di té preparata con sapienza.Pare che un ex dirigente delle Ferrovie dello Stato finirà all’azienda gas-acqua locale. Già mi immagino quando si apriranno i rubinetti ed uscirà la voce registrata: “L’erogazione d’acqua - all’interno - due - è in ritardo - di - 30 minuti”.
La piacevole sensazione della richiesta, dell’attesa, l’anticipazione, la pianificazione, il preludio, il completamento prima ancora della consumazione: “Quando vieni a Roma?”, riassunto in quattro parole.
Quel libro di Dürrenmatt è ancora lì che aspetta. Devo leggerlo entro fine aprile, mi vergogno di me stesso.
Tra le varie cose che ho scordato di fare c’era la segnalazione di questa manifestazione. Penso però che darle un po’ di visibilità , anche se in ritardo, non faccia certo male.
Libri liberi!!
Impressioni a letture appena iniziate o in via di termine
La noia, Alberto Moravia
A metà del capitolo secondo, la lettura procede a rilento per il medesimo sentimento del titolo.
Il signore degli anelli, JRR Tolkien
Quasi al termine di questa terza lettura, sono tornato a casa dai porti grigi l’altro ieri, e ho iniziato l’assalto sistematico alle appendici. Sembra quasi di leggere un libro diverso ogni volta, dove quelli che parevano dettagli diventano predominanti, e dove certe scene acquistano una realtà che prima non sentivamo. L’arrivo di Sam e Frodo al Monte Fato era davanti ai miei occhi, a livello visivo ed emotivo, più della distruzione stessa dell’Anello, talmente veloce da sembrare un incidente di percorso nello svolgersi della storia.
Sarà che crescendo si muta il filtro attraverso cui elaboriamo ciò che leggiamo, sarà, come dice Carmen Covito, che un buon libro è quello che regge al test della rilettura.
Le ore, Michael Cunningham
Comprato in edizione economica sulla scia del film omonimo, che mi ha entuasiasmato moltissimo sia a livello di trama, che di regia, fotografia, recitazione ecc. (generalmente sono molto meno attento a tutti questi dettagli cinematografici ma questo film mi ha molto colpito in positivo, come a suo tempo Gosford Park)
Giudizio capitolo per capitolo: il prologo è forte, quasi cinematografico, mentre il primo capitolo è lento e un po’ noioso; il secondo capitolo scorre benissimo e mostra un verosimile spaccato della giornata e della mente della Woolf; appena iniziato il capitolo tre, rende bene il sentimento angoscioso della signora Brown, il suo essere divisa tra il suo ritmo di vita e le aspettative.
Per ora nell’ipotetico confronto vince il film, vedremo come va a finire. Resta comunque il fatto che senza il libro non ci sarebbe stata nessuna pellicola, quindi tanto di cappello al signor Cunningham.
Ho la sensazione che ci vorrebbe un quarto libro, quindi lo pesco tra quelli finiti di recente:
Nove saggi danteschi, Jorge Luis Borges
Forse non il libro migliore di Borges, sicuramente una analisi di Dante e della Commedia che si discosta da quella tradizionalmente scolastica (sia nel senso della scolastica che della scuola italiana); interessante lo scoprire l’origine nega-dantesca de L’Aleph. Consigliato a chi a scuola ha odiato Dante e vorrebbe capire perché è considerato così grande.
Leggo sul blog di 20 soggetti che il 9 aprile inizieranno le riprese di un film sulla Guida Galattica per Autostoppisti del geniale Douglas Adams. Speriamo in bene, e che non diventi una occasione mancata come Il signore degli anelli.
Ora c’è anche il linkino per vedere che mi è vicino nel meta-geo-spazio. Mica tanto, ahimè; sembra che Reggio Emilia e non dintorni non siano internettianamente prolifici. (o non conoscano GeoURLg, come me fino ad oggi)
A meno di complicazioni tecniche ora il Cube dovrebbe essere segnalato su GeoURL.
Ho aggiunto poi un link sulla licenza d’uso di Creative Commons sotto la quale il blog è distribuito.
In soldoni vuol dire che potete pigliare e ridistribuire tutto quello che c’è qui a patto che: diate credito all’autore originale, magari con un link; non ci facciate soldi senza il mio permesso; non alteriate il contenuto senza il mio permesso; diate credito all’autore originale (si tende a scordarlo).
Did you hear of the deep city, the ancient Uru?
Rispondo a parte di questo post, anche se un po’ in ritardo, con una piccola storia della mia esperienza in Uru.
Chiaramente la chiusura di Uru Live non regge il confronto con quanto accaduto a Giovanni in questi giorni, ma Uru Live per me non era solo una di “quelle cose” (con cui suppongo intendesse i videogiochi), ma era anche un sogno, e la comunità che condivideva quel sogno.
Una comunità che ha atteso per quattro anni di poter visitare la città di D’ni non da soli, come alla origine del progetto DIRT, ma con tutti coloro che sentivano il fascino della storia intessuta dalla Cyan.
Legato alla comunità online dai tempi lontani della Riven Guild, fino alle più recenti Lysts e D’ni Guild, l’idea di poter incontrare ‘vis a vis’, sebbene solo in una interfaccia 3D, le persone che avevo imparato a conoscere nel corso degli anni, chi come amico (come la meravigliosa Kha’tie, che ora lavora per la Ubi in qualità di community manager di Uru), chi solo come ‘macchietta’ o come l’autore di una canzone divertente, o di un sito di informazioni, mi colpì come nient’altro prima.
La mia opinione coincideva con quella espressa da tanta gente negli ultimi giorni: “Finalmente un gioco online fatto per me”.
Poi venne la beta, e il (mio) mondo non fu più lo stesso. Non credevo fosse possibile essere così vicino a delle persone che non si sono mai viste, che probabilmente non si vedranno mai, e che distano tanto fra loro: da Israele al Brasile, dagli Stati Uniti all’Australia. Non credevo fosse possibile divertirsi in un gioco in cui, a tutti gli effetti, non c’era nulla da fare. E invece fu così: sia nel gioco che sui forum della beta si creò una comunità molto attiva e molto unita, dove ogni voce si esprimeva senza essere soffocata dalle altre, dove il 70enne discuteva con il 12enne oltre ogni barriera d’età.
Quei giorni in cui i forum erano invasi di messaggi avevi la curiosa sensazione che, pur non avendo nemmeno fatto partire il gioco, tu fossi effettivamente stato lì con gli altri.
La fine della beta fu il crollo, parziale, di questa comunità; chi non amava i forum di Uru Live si spostò sugli altri mezzi di comunicazioni disponibili o ne creò di nuovi: la comunità era sempre lì, ma sparpagliata.
Lentamente, con il Prologo, i legami cominciarono a forgiarsi di nuovo. Nuovi Quartieri, nuovi gruppi di amici, ma anche la consapevolezza che non si sarebbe praticamente più rivisto nella Caverna coloro che sceglievano di giocare in uno shard diverso dal tuo. E quando tutto questo era al suo apice, pronto per colpire il mondo - bam, chiude. La comunità crolla di nuovo.
Oh, certo, si era imparato dall’errore precedente: la regola d’oro era “tenersi in contatto”. Ogni Quartiere costruì velocemente il suo sito, il suo forum, la sua chat, il suo cazzabubbolo, non accorgendosi alla fine che la comunità ne usciva ancora più divisa, perché tutte queste mini-comunità venivano a mancare del collante comune che era la Caverna.
Per chi non vede la differenza tra vedersi nel gioco o in un forum, pensate alla differenza tra essere in contatto con una persona dal vivo o poterla sentire esclusivamente per posta: mantenere le relazioni anche nel secondo modo è possibile, certo, ma immensamente più difficile; soprattutto se la relazione non è con un singolo ma con un gruppo.
Riepilogando: nel momento in cui scrissi questo messaggio non ero triste per la chiusura del gioco online, della nuova Era ogni mese, dal giochillo per distrarre l’attenzione; piangevo per la separazione da una comunità, per degli amici che probabilmente non vedrò mai più, per lo spezzarsi del legame che teneva insieme questo improbabile gruppo di persone. Se vi sembra poco, forse è perché non l’avete mai provato.
Grazie a Giovanni Riccardi e Antonio Cavedoni anche questo blog ha adesso il suo feed RSS.



