Magazzino di May, 2004

La città del cane

Dogville è una cittadina tra i monti nei pressi di Georgetown, isolata, 15 persone e un cane. La via principale è detta dell’Olmo, anche se nessun olmo è mai stato visto a Dogville. Una scorciatoia che non si può usare passa tra i cespugli di uvaspina e alle 5 del pomeriggio la luce del campanile brilla sulla porta del negozio di Ma.
Dogville è il teatro della tragedia umana di Grace, e della tragedia umana di Dogville: non si da mai niente per niente, non si fa mai nulla per nulla, e ciò che si riceve è sempre proporzionale a ciò che noi diamo.
Il finale di Dogville fa male, forse ancora di più perché è ciò che talvolta noi, in preda all’ira, vorremmo fare a chi ci fa del male, un contrappasso rabbioso; eppure Grace infligge la sua punizione senza rabbia, con spietata lucidità , quasi con tristezza
E sui titoli di coda, mentre Bowie canticchia dei Giovani americani, viene da chiedersi cosa sia effettivamente peggiore tra l’arroganza del perdonare perché, dall’alto dei nostri principi, ci si crede peccatori come gli altri e la spietatezza del punire perché, dal basso del nostro inferno, si scopre che noi siamo effettivamente superiori a loro.

The Abdji Connection

- 3 Westvleteren 12
- 2 Triple Karmeliet
- 2 Rochefort 10
- 1 Tongerlo Double Chiara
- 2 Achel Brune
- 2 Delirium Nocturnum
- 2 Maredsous 8
- 2 St. Bernardus 12
- 1 Hobgoblin

Nella mia cantina. Non per molto.

Downtime programmato

Martedì 11 tra le 8 di mattina e le 13 saremo senza corrente elettrica in tutto il quartiere.
Per evitare sbalzi di tensione dovuti a prove di allacciamento spegneremo il server la sera del 10 tardi e lo riaccenderemo martedì quando l’Enel avrà finito con i suoi lavori. Scusate per il disturbo ma non dipende da noi!

“Avete preso la mia anima, lasciatemi almeno il nome”

“Il Crogiuolo” di Arthur Miller come riflesso dell’animo umano; Salem come specchio del mondo; John Proctor, come l’uomo che rifiuta di piegarsi alla logica del dover confessare il falso pur di poter vivere, conscio che alla fine varrà soltanto il decreto di un giudice ben più potente e ben più misericordioso di quelli in terra.
Sarò parziale (come amico del regista e di alcuni attori devo esserlo, è nel contratto) ma penso che quello diretto da Marco Maccieri sia stato uno spettacolo veramente intenso e che l’intera produzione abbia saputo valorizzare al meglio il testo di Miller, nonostante il problema tecnico della ahimè scarsa visibilità dovuta al palcoscenico a livello delle poltrone.
Che dire, sono molto contento di aver visto l’anteprima di stasera al Regiò e aspetto con trepidazione la replica a settembre nel più consono, e meritato, spazio della Cavallerizza.