Magazzino di June, 2004

La Conchiglia rimarrà The Shell

E` purtroppo ufficiale: The Path of the Shell non sarà localizzato in italiano.

Personalmente non mi tange più di tanto perché comunque l’avrei giocato in inglese… ma questo dimostra ancora una volta la totale incapacità della Ubisoft Italia nel marketing della serie di Myst e in particolare del marchio di Uru.

Si comincia col distribuire in ritardo Uru, dotato tra l’altro di una traduzione oscena, e col limitare ai propri negozi convenzionati l’invio delle Collector’s, lasciando a bocca asciutta i negozi che le avevano richieste (e i negozi che le avevano spesso non sapevano che farsene, essendo frequentati al 90% da giocatori di console e/o FPS).

Si continua con un sito ufficiale mai aggiornato, senza forum, sempre tradotto male e ancora fermo a prima dell’uscita di To D’ni. Di Revelation neanche a parlarne, fortuna che esistono altri siti oltre quello della Ubi…

Finiamo ora con The Path of the Shell che, nonostante l’Italia sia uno dei paesi non anglofoni a più alto tasso di fan di Myst, non viene nemmeno tradotto e quindi, immagino, neppure commercializzato, e quindi dovremo attrezzarci a comprarlo all’estero…

Continuiamo così… facciamoci del male…

Aggiunta a posteriori: capisco benissimo le dinamiche commerciali che hanno portato a non localizzare le espansioni in Italia, dove le previsioni di vendita erano più basse che altrove. La mia polemica riguardava tutta la gestione del marchio Myst da parte della Ubisoft Italia, e non il caso particolare di TPotS, che è solo una “vittima” del precedente pessimo marketing di Uru.

Amica Chips

Dopotutto, come diceva Maria Teresa Ruta, la patata attira. Il sito ufficiale non poteva essere da meno: “NonSoloPatate” e “a noi ne servono almeno 30 al giorno” sono solo alcune delle perle (ops, patatine) che potete trovare in questa meraviglia dell’arte grafica.

Avventura del mese

Su IF Italia è partita l’iniziativa Avventura del Mese. Trattasi principalmente di un invito a giocare una specifica avventura ogni mese allo scopo di recensirla, trovarne pregi e difetti, distruggerla pezzo pezzo se necessario: in una parola, giocarla sul serio (okay, sono tre).

L’avventura di questo mese è Pecos Town di tommaso Caldarola. Rob Grassi ha già cominciato a smontarla sul newsgroup: riusciranno i nostri eroi trovare un compromesso tra orgoglio dell’autore e detestabilità del recensore incallito?

Harry Potter 3

Il prigioniero di Azkaban in 15 minuti: quasi meglio del film reale.

Il terzo film della serie è comunque molto meglio dei primi due, se non per una certa affrettatezza nelle spiegazioni dovuta alla megacompressione che si è dovuta attuare per far stare tutta la storia nelle due ore canoniche. C’è già chi commenta, più o meno facetamente, che Il quarto e il quinto film saranno in Volume 1 e Volume 2 alla Kill Bill onde evitare tagli eccessivi.
Peccato però che siano state eliminate alcune spiegazioni importanti, particolarmente quelle concernenti la Mappa del Malandrino.

Passando ai pregi, finalmente Hogwarts respira, lasciandosi indietro l’aria artificiosa e affannosa del passato e deliziandoci con grandi panoramiche dell’esterno, architetture improbabili e affascinanti (il super ponte sospeso!) e inquadrature espressive. Le riprese degli ingranaggi dell’orologio sono alquanto azzeccate per le scene da Ritorno al futuro dell’ultima parte del film. Complimenti al signor Cuarón.

Anche gli attori crescono, e non solo in età. Radcliffe è ormai calato perfettamente nella parte e comincia a mostrare quella rabbia che aflliggerà Harry nelle storie successive (e vogliono cambiarci l’attore, ma perché, ma perché? Siamo in un mondo dove i 30enni interpretano i 17enni, un 17enne che interpreta un 14enne non è certo più improbabile). Emma Watson ricade nella categoria CBCR; è carina e recita bene, potrebbe persino sopravvivere alla Potterite e usare i film come trampolino di lancio e non di arrivo (Duchovny, anyone?). Draco Malfoy ha un buon attore ma una pessima parte, mentre per Dumbledore abbiamo un attore non malvagio ma che deve confrontarsi col fantasma di Richard Harris, compito ahimè non facile in un posto come Hogwarts dove gli spettri aleggiano per secoli e non han timore di mostrarsi. Lupin e Black promossi con riserva; Oldman non è malaccio ma deve anche lui fare i conti con gli spettri non tanto degli attori passati quanto di quelli che avrebbero potuto essere nella sua parte: una torma meno ingombrante ma assai più ampia di quella che affligge Gambon.

Nel complesso un film leggero e divertente che cattura in pieno lo spirito della serie e invita a fare quello che a mio avviso dovrebbe fare ogni fan dopo aver visto la pellicola: leggersi (o rileggersi) il libro, del quale il film è soltanto un piacevole prologo.

Oporto

Chi sarà stato, mi chiedo, a ficcarci quella “o” davanti? E perché ancora oggi la gente continua ad andargli dietro? Come se un turista vi dicesse che viene a visitare Oroma oppure Omilano…

73

(Fiori di cactus prossimi a sbocciare sul mio balcone)

The Quest for the Rest

The Quest for the Rest: un giochino minimalista con musica dei Polyphonic Spree. Corto ma simpatico.

Lure of the Temptress

La Revolution software (la stessa di Broken Sword) ha da poco rilasciato come freeware questo gioiellino del 1992 ed ovviamente non ho resistito alla tentazione di giocarci (a scapito dello studio).
Lure of the Temptress è la storia, ambientata in uno scenario fantasy, di uno scudiero che, ultimo sopravvissuto della compagnia del re, dovrà liberare la cittadina in cui è prigioniero dall’incantatrice Selena. Il gioco usa la prima versione del virtual theatre (che riapparirà migliorato in Beneath a Steel Sky, anch’esso freeware per ScummVM), un sistema che gestisce i personaggi con un certo grado di libertà (vanno in giro a compiere le loro faccende, non sono sempre nello stesso posto) e permette anche di dare ordini ad alcuni di essi. Girare la cittadina alla ricerca di un certo personaggio all’inizio può essere frustrante ma poi l’aggiunto realismo diventa gradevole e si comincia a vedere la ricerca del personaggio come un puzzle in sé.
Alcuni difetti di questo gioco sono alcuni pixel hunt (il pugnale all’inizio!), transizioni lente tra le schermate ed un finale non esaltante dal punto di vista dei puzzle… una volta arrivati in fondo fa tutto da solo! Dalla sua invece ha degli enigmi molto ben strutturati e logici e dei personaggi con dei dialoghi abbastanza credibili.
Il gioco presenta alcuni punti in cui è possibile morire, abbastanza prevedibili in anticipo, ma è comunque consigliato salvare spesso. Credo sia invece impossibile infilarsi in un cul de sac, quindi potete riutilizzare senza remore lo stesso salvataggio.
L’unico dubbio è sulla reale utilità del comando “ask”, francamente mai usato. Forse serviva a recuperare gli oggetti regalati troppo incautamente? Boh.

Nel gioco è presente un noto bug: talvolta sul pavimento del fabbro non compare l’acciarino (tinderbox), senza il quale non è possibile andare avanti nel gioco. Conviene quindi verificare la presenza dell’oggetto subito dopo la fuga dalle prigioni e, se non c’è, ripartire dall’inizio; in questo modo sarà necessario ripetere solo pochissime mosse.

Voto finale: 8,1 / 10

Ottobre, ottobre!

Perché? Perché Caroline Lavelle farà un concerto in Italia in ottobre a promozione del nuovo album che, udite udite, sarà distribuito nei negozi a partire da settembre!